martedì 31 gennaio 2017

L’Everest si sta restringendo? Una spedizione per scoprirlo.


Il terremoto che due anni fa ha devastato il Nepal, spostando la posizione della capitale di ben tre metri, avrebbe avuto degli effetti significativi anche sul Monte Everest.




Dopo le scosse in Nepal della primavera 2015, secondo i dati satellitari, alcune zone di Himalaya e Tibet sono calate di oltre un metro.
Tuttavia, l’Everest è ancora la montagna più alta del mondo. Ma la sua vetta si trova ancora a 8.848 metri d’altezza?
L’India ha annunciato una spedizione per verificare se – come sostengono i nepalesi – la cima del mondo si è abbassata di qualche centimetro dopo il doppio terremoto del 25 aprile e del 12 maggio 2015 (rispettivamente di magnitudo 7.8 e 7.3) che provocò più di 8 mila vittime.
L’ipotesi è suffragata dai dati registrati dai satelliti americani che alcuni giorni dopo le scosse misurarono un abbassamento dell’Himalaya centrale e di una fascia in Tibet di ben 120-150 centimetri, mentre l’area intorno a Kathmandu, la capitale del Nepal vicina alla zona dell’epicentro, si è alzata di un metro e mezzo.






L’area in cui si è scatenato il terribile sisma (7.8 di magnitudo) era considerata da tempo ad altissimo rischio. Il motivo era che da varie centinaia di anni la terra era immobile in un’area dove invece è in atto uno scontro geologico titanico.
Qui la placca indiana viaggiando verso nord alla velocità di cinque centimetri all’anno scivola sotto la placca euroasiatica sollevandola. Così è nata anche la catena dell’Himalaya.


Il Nepal si è alzato di un metro e mezzo, l’Himalaya centrale e una fascia in Tibet si sono abbassate di 120-150 centimetri. Sono i dati raccolti dai satelliti della Nasa nei giorni seguenti al terremoto di 7,8 gradi Richter del 25 aprile.
Dopo la scossa di 7,3 gradi di martedì 12 maggio il suolo si è invece sollevato di 70 centimetri nella zona a est di Kathmandu dove c’è stato l’epicentro.

Tutti i movimenti tettonici di questa zona sono la conseguenza della collisione dell’India contro il continente asiatico, scontro che è iniziato a partire da 47 milioni di anni fa e che determinò l’innalzamento della catena dell’Himalaya e dell’altopiano del Tibet.
Per verificare però la misura esatta degli spostamenti, occorre inviare – probabilmente in primavera quando si apre la stagione delle scalate – una missione scientifica sulla vetta dell’Everest.
Già alcuni anni fa c’era stata una controversia nel mondo scientifico sull’esatta misurazione del Chomolungma (come lo chiamano i tibetani) o Sagaramatha (come lo chiamano i nepalesi): non c’era unanimità tra i geografi se nella misurazione andasse compresa l’altezza del cappuccio di neve che sovrasta la cima, spessa alcuni metri e variabile di anno in anno. Alla fine si è stabilito di non tenere conto della copertura nevosa.
La spedizione indiana, composta da 3-4 tecnici con buone capacità alpinistiche, resterà in vetta per almeno due ore, sufficienti a effettuare misurazioni Gps con un margine di errore di un centimetro: ci vorranno almeno due settimane per ottenere poi un responso definitivo.
Per sicurezza, la spedizione compirà una misurazione anche con i vecchi sistemi di triangolazione ottica tramite il campo base.




lunedì 30 gennaio 2017

Elefantentreffen 2017


Ieri si è concluso l'Elefantreffen 2017.





Un raduno motociclistico tra Germania, Austria e Repubblica Ceca. Nei giorni della merla. 
I più freddi dell’anno. È l’Elefantentreffen (Raduno degli Elefanti), che si tiene tutti gli anni a Thurmansbang-Solla, nella Foresta di Loh.
La conca ghiacciata che ospita il raduno accoglie ogni anno migliaia di motociclisti da tutta Europa. Insieme a loro. sfilano moto di ogni categoria ed epoca, dai mitici sidecar militari Zündapp, gli “elefanti” che danno il nome al raduno, alle Vespa (un anno un gruppo di italiani arrivò con una cinquantina di motorini delle Poste).







detta di molti, l’Elefantentreffen è uno dei più impegnativi raduni motociclistici al mondo, sia per le condizioni climatiche estreme, sia perché l’organizzazione fa di tutto per evitare che i partecipanti se la cavino facilmente: tutte le vie d’accesso alla conca vengono chiuse, tranne una ripida discesa ghiacciata. Non accedono nemmeno gli spazzaneve e anche solo arrivare a parcheggiare vicino all’accesso diventa di per sé un’impresa. La prima del weekend elefantiaco.
All’ingresso, incluse nel prezzo del biglietto vengono fornite medagliette commemorative, che gli assidui collezionano di anno in anno, e una balla di fieno fondamentale, in caso ve lo chiedeste, per fare da pagliericcio e per montare la tenda. I rifornimenti, birra e salsicce, vengono trasportati in fondo alla conca nella benna di un trattore. L’unica concessione alla sicurezza dei partecipanti è un’ambulanza. Quad, ovviamente.
protagonisti dell’Elefantentreffen? Motociclisti vestiti di strane pellicce o, a scelta, completamente nudi, che scorrazzano a tutto gas tra il ghiaccio e in mezzo alle tende con grossi sidecar o moto costruite con pezzi di recupero. 









Di notte, i fuochi d’artificio artigianali fanno luce sul coro di marmitte e di motori in continua ebollizione. Qualcuno, accantonate le moto, ‘suona’ motori collegandoli soltanto al filo dell’acceleratore, per il semplice gusto di sentire un motore girare al massimo dei giri.